CONSULENTE FINANZIARIO 3.0

Libero professionista o imprenditore?

Complessità di mercati, impatto della tecnologia, nuove normative, clienti sempre più esigenti e consapevoli , consistente riduzione dei ricavi e dei margini, sono solo alcuni dei fattori che spingono i consulenti finanziari verso una necessaria riflessione sull’efficacia del loro modello di business.

Con la MIFID2 il consulente finanziario vive una profonda fase di cambiamento, continuare a considerarsi un semplice libero professionista rischia di essere una condizione necessaria, ma non più sufficiente, per poter competere in un sistema finanziario che sta cambiando in maniera radicale.

Nel complesso i consulenti hanno oggi tanto mestiere e pratica nella gestione commerciale dei clienti, ma, non sempre, hanno cultura imprenditoriale , competenze organizzative, strumenti tecnologici adeguati per gestire un ruolo così potenzialmente diverso da quello svolto negli ultimi 25 anni.

“Nell’era della disintermediazione il modello di business sta cambiando velocemente”

Nell’era della disintermediazione il modello di business sta cambiando velocemente , e non è più sufficiente l’approccio classico alla professione di consulente per restare competitivi, bisogna uscire dalla zona di confort del libero professionista(dove tutto è deciso ed organizzato dalla mandante).

Occorre, necessariamente, evolversi verso un modello di business di tipo imprenditoriale organizzando la propria attività di consulente finanziario come se fosse un’ azienda. Pensare in maniera strategica , lavorare sul proprio modello di business diventano azioni improcrastinabili per poter affrontare il futuro della consulenza finanziaria.

In un sistema finanziario in cui la struttura della remunerazione sta cambiando (dalla front /management fee alla parcella)è inevitabile utilizzare la logica delle imprese, dove i ricavi e i margini sono i valori di riferimento per garantire la crescita del proprio business. La marginalità è uno degli obiettivi più importanti per le aziende, e anche il consulente finanziario non può sottrarsi a tale necessità dove la crescita in termine di AUM e clienti sarà subordinata ad una corretta strategia dei ricavi.

In sintesi il valore del proprio portafoglio non dipende solo dalla sua dimensione, ma, soprattutto, dalla sua capacità di generare margini e ricavi.

“Solo un consulente finanziario autonomo e libero, consapevole e responsabile del proprio ruolo di consulente finanziario può realizzare in maniera efficace lo switch da libero professionista a imprenditore. “

Le nuove normative e l’impatto della tecnologia impongono un salto di paradigma nell’organizzazione dell’ attività di consulente finanziario necessario per governare il cambiamento epocale in essere. Solo un consulente finanziario autonomo e libero, consapevole e responsabile del proprio ruolo di consulente finanziario può realizzare in maniera efficace lo switch da libero professionista a imprenditore. È un passaggio che deve coinvolge prima la persona e successivamente l’organizzazione della sua attività professionale; e non viceversa, altrimenti sarebbe inutile e poco efficace.

Per restare competitivi in un sistema finanziario che cambia così velocemente, bisogna uscire dalla zona di confort della libera professione, peraltro organizzata e limitata da un mandato. Occorre avere una visione ben definita, orientata al risultato, che consenta di definire dove il consulente vuole essere in futuro. Senza tentennamenti, bisogna porsi delle domande che riguardano prima il ruolo di consulente e poi il modello di business utilizzato. Semplici domande che impongono una profonda riflessione e hanno lo scopo di ragionare sul perché, sul cosa, e come, realizzare quanto immaginato della propria attività professionale.

Un ringraziamento speciale a Enrico Florentino per l’ispirazione ricevuta dalla lettura del suo libro: L’Imprendipromotore.

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