BASTA TENERE I SOLDI SUL CONTO!
Arrivano i tassi negativi.
Consuetudine vuole, oramai, che ci siano continue polemiche sulla gestione dei costi da parte di banche e intermediari.
In questo caso parliamo di quella scatenata dal CEO di Unicredit, Jean Pierre Mustier, che ha dichiarato di voler trasferire gli interessi negativi sui soldi depositati sui conti correnti. In soldoni, all’inizio di ottobre le dichiarazioni indicavano come criterio un preoccupante “al di sopra di 100.000€”. Precisando successivamente l’esclusione da tale manovra dei depositi inferiori alla cifra di 1.000.000 di euro.
Dunque, questo aumento della soglia, sarà dovuto alla paura di suscitare polemiche e soprattutto fuga dei clienti?
In sintesi, le banche intendono trovare un modo per scaricare ai clienti, almeno una parte degli oneri imposti dalla Banca Centrale Europea. Il perché è presto detto: gli istituti pagano oggi lo 0,50% alla Bce per i depositi oltre una certa soglia; evidentemente cercano di accollarla ai clienti.
Considerando che molti analisti prevedono tassi bassi e negativi per molti anni, saranno tantissimi i risparmiatori a dover considerare delle alternative valide per scongiurare i costi della loro inerzia, dovuti in alcuni casi ad errori cognitivi, e gran parte all’invecchiamento della popolazione che spinge le persone ad allocare il risparmio con scelte del breve periodo.
In realtà, tassi negativi ed eccessi di liquidità sono un problema che riguarda non solo l’Italia, ma tutta l’Europa, dato che in altri Paesi si applicano già commissioni sulle giacenza in conto corrente. All’estero abbiamo svariati esempi: la tedesca Volksbank che applica il -0,5% sui conti superiori ai 100mila euro; la svizzera UBS cha ha un -0,75% sui conti con più di 2 milioni di euro; stessa cosa vale per le danesi Jyske Bank e Sydbank.
Jyske Bank, inoltre, è un caso particolare, poiché si è spinta ad applicare i tassi negativi ai mutui. La banca dunque paga i propri clienti per contrarre i mutui a tasso fisso a 10 anni, con un tasso d’interesse negativo pari al -0,5%. Sostanzialmente, il cliente restituisce un importo inferiore a quello ottenuto.
Quanto detto, conferma come in Europa ci siano tante nazioni con investimenti fermi, risparmi improduttivi e poca consapevolezza dell’importanza della consulenza finanziaria.
È questo il motivo per cui, invece di ricorrere a costi aggiuntivi, riteniamo che sia molto più efficace introdurre una politica fiscale europea che spinga i titolari dei conti correnti ad investire.
Il beneficio del vantaggio fiscale generalmente funziona meglio della paura dei costi come motivazione per allocare in maniera diversa la propria liquidità.
Concludiamo, sottolineando come sempre, che affidarsi ad un consulente finanziario è il primo passo da compiere, per avere a disposizione le giuste competenze per trovare le soluzioni indispensabili per il proprio futuro.
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