ConsulenTia19: nulla di nuovo?

Tre giorni a Roma per capire il futuro della consulenza finanziaria.

ConsulenTia19, nella sede di Roma, apre i battenti con le forti affermazioni di Maurizio Bufi, presidente Anasf.

Infatti, non c’è spazio per le interpretazioni, quando dichiara che “il settore rischia una parabola discendente perché dovrebbe fare i conti con l’insoddisfazione dei professionisti e con quella dei clienti”.

L’inevitabile epilogo di cui si parla è quello dovuto al trend della diminuzione della remunerazione per il consulente finanziario e nessuna riduzione dei costi per i clienti. Ciò inevitabilmente, a detta di Bufi, comporterà un circolo vizioso incrementando l’insoddisfazione del professionista e quella dei clienti. Ma le nostre impressioni, non molto positive, riguardano principalmente l’aria che c’era in platea. La nostra percezione è stata quella di un clima di rassegnazione tra i partecipanti; la relazione di Bufi è stata recepita come una rivendicazione esclusivamente di tipo economico che non risolve la questione sulla piena consapevolezza del ruolo del consulente.

La parabola discendente evocata dal presidente dell’Anasf, dovuta alla trasparenza dei costi e alla conseguente riduzione dei margini e ricavi, non si inverte solo con un aumento delle provvigioni ai consulenti, ma riteniamo, con il pieno riconoscimento dell’importanza sociale del ruolo del consulente.

Riconoscimento non solo formale, perché nella catena del valore il consulente è il centro, insieme al suo cliente, mentre il resto sono solo strumenti che ruotano intorno a questa relazione. Le soluzioni proposte dagli intermediari, invece, non vanno in questa direzione perché rappresentano le solite ricette: aumento produttività con la tecnologia che libera tempo al consulente (back-office) da dedicare alla relazione con il cliente (vendita prodotti).

In pratica, il consulente guadagna di più perché ha più tempo da dedicare alla ricerca di clienti a cui può vendere più servizi, non solo quelli finanziari tipici del promotore finanziario, ma anche servizi bancari per le aziende, polizze assicurative, consulenza patrimoniale.

“Vendo cose diverse ai clienti che ho per giustificare il costo della consulenza.
Vendo cose diverse per trovare nuovi clienti.”

In pratica, un modello di consulenza vecchio che serve soprattutto agli intermediari: un bancario a partita Iva che riduce i costi fissi delle
banche che, avendo il controllo delle reti, sostituiscono così dipendenti con agenti.

Nulla, invece, sul consulente del futuro, sul ruolo strategico del consulente e sulla possibilità di inserire giovani in questa professione.

Abbiamo sentito le stesse ricette degli anni passati, senza rendersi conto che nel frattempo il contesto è cambiato, e continuerà a cambiare velocemente. Questo è quello che abbiamo raccolto parlando con i consulenti presenti, che si sono stupiti di come in momento delicato come questo, in tre giorni di congresso, sono stati dedicati ai temi strategici sul futuro della professione solo mezza giornata, mentre il resto del tempo è stato dedicato a strumenti, strategie e trend di mercato che, probabilmente, sono temi che interessavano principalmente agli sponsor dell’evento.

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